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lunedì 1 febbraio 2016

Ureas - The Black Heart Album (2015)

Provengono dalla Danimarca gli Ureas e col qui presente The Black Heart Album sono giunti, negli ultimi mesi del 2015, alla loro seconda uscita ufficiale, ben nove anni dopo aver esordito con The Naked Truth, risalente addirittura al 2006. Tanto lunga è stata dunque l’attesa per tornare ad ascoltare del nuovo materiale composto dai coniugi Johansson, Per e Heidi, presenti entrambi sia dietro al microfono che alle tastiere. La formazione danese in questo lasso di tempo ha avuto modo di rivoluzionarsi, salutando il chitarrista Søren Hoff che lascia spazio alla coppia Jacob Hansen/Reece Fullwood e contemporaneamente il bassista Kasper Gram, rimpiazzato da Mike LePond (Symphony X), ed il batterista Mikael Skou Jørgensen, a cui è subentrato Michael Pitman. Questo almeno è ciò che si evince dalla loro pagina Facebook, divenuto ormai il mezzo principale per acquisire informazioni di questo tipo, dato che, come spesso accade, il promopack a nostra disposizione è assente di aggiornamenti a riguardo. Oltre alla formazione, la band danese ha rivoluzionato anche il proprio stile, passando da un iniziale (ma questo ancor prima della pubblicazione di The Naked Truth) pop/rock a quello che è oggi in tutto e per tutto un sound 100% metal. Non è però ancora ben chiara la direzione che vogliono intraprendere gli Ureas, dal momento che, se pur sempre di metal si tratta, quello proposto è un ibrido tra tanti stili diversi, che passa dal power melodico al gothic (specialmente nelle atmosfere di fondo), ed ancora al black con tendenze addirittura death e industrial metal. Una musica avvolta da un pesante velo di oscurità, a cui non manca il nerbo necessario per trascinare l’ascoltatore in un vortice di potenza e maestosità, a tratti decadente ed a tratti addirittura epica. Questo, e molto di più, sono gli Ureas.

Un incipit a dir poco inquietante come neanche i Cradle of Filth di The Principle of Evil Made Flesh avrebbero saputo immaginare, dà il via a Hello, brano che si apre poi su ritmi più genuinamente rockeggianti, ma che non manca di lacerarci i padiglioni auricolari grazie al cantato lancinante di Per Johansson, a cui si affianca la più pacata voce femminile della moglie Heidi. Un buon momento solistico ed un finale al cardiopalma rendono ancora più incisivo il tutto. The Seven Deadly Sins parte invece subito in quarta, con un drumming potente fin dal primo secondo che non lascia spazio all’immaginazione. I cori sono il vero punto di forza del pezzo, tanto da far passare in secondo piano la linea vocale principale. Un muro sonoro roccioso ed imponente -ai limiti con l’industrial, verrebbe da dire- contribuisce alla buona resa finale del brano. Arriviamo così al pezzo più strano del disco, Black Heart, capace di fare il verso addirittura a nomi tra loro tanto diversi come Marilyn Manson e -udite udite!- i Lordi. Un misto di hard rock, industrial, nu-metal, come se non bastasse condito da atmosfere da film horror di serie B in cui a farla da padrone sono solitamente zombie e sangue dal sapore di ketchup. Ma non lasciatevi trarre in inganno da questa descrizione, perché il brano è uno dei più divertenti e dalla maggior presa che gli Ureas ci propongono. Le abilità compositive della band danese emergono finalmente in tutto il loro splendore nell’eccezionale Seal This Moment, canzone alla stregua di un’opera rock che mette in risalto, tra il resto, le doti canore di Heidi. Tanto in quest’occasione quanto nella successiva V for Victory i paragoni toccano inevitabilmente una band come i Nightwish, anche per il tipo di voce che è in grado di tirare fuori Per Johansson, molto vicina a quella possente e “indiavolata” di Marco Hietala. Sugli scudi, però, abbiamo la band al completo: dalle chitarre alla sezione ritmica tutto gira alla perfezione e gli Ureas dimostrano così di non essere un nome da sottovalutare all’interno dell’attuale scena metal nordeuropea. For Who You Are è un altro fulgido esempio delle potenzialità insite nelle due voci principali e dell’elevato gusto melodico della band danese. The Valley of the Shadow of Death (di cui è disponibile un bel videoclip ufficiale in rete), nonostante la sua durata consistente che arrivati a questo punto farebbe presagire grandi cose, è tra i brani meno interessanti del disco, anche per via dei troppi input di cui dispone che però alla fine dei giochi non vanno a parare in nessun punto preciso. Shut the Fuck Up, come il titolo fa presagire, è un brano diretto e senza peli sulla lingua, melodico giusto nel breve momento solistico ad opera della chitarra di Reece Fullwood, con ritmi molto nu metal e sonorità simil-industrial. Arrivati a questo punto, le pur lodevoli It’s All Around Me e All Alone Am I poco aggiungono a quanto già sentito e non riescono più davvero a stupirci, come anche la canzone di chiusura, una piacevole ed attesissima ballad che ci accompagna senza infamia né gloria agli ultimi minuti dell’album.

Questa seconda prova degli Ureas mette agli atti una band dalle potenzialità immense, che ha evidentemente saputo far fruttare i tanti anni di attesa tra il primo ed il secondo album, una band “a conduzione familiare”, perlomeno dietro al microfono, coi coniugi Johansson divenuti ormai i veri leader e punti di riferimento di questa formazione. Gli innesti di elementi importanti quali il bassista dei Symphony X Mike LePond hanno poi senz’altro contribuito a rendere la miscela ancora più esplosiva. Una produzione con tutti i crismi del caso, ad opera dei fratelli Jacob e Tommy Hansen (già alle prese in passato con nomi di assoluto rilievo, tra cui Volbeat, Epica, Destruction, U.D.O., Doro, Gamma Ray e Pretty Maids, come gli stessi Ureas tengono a sottolineare), fornisce al prodotto finale tutte le carte necessarie per giocarsela con band di più alto rango. Complimenti agli Ureas, sentiremo sicuramente parlare ancora molto di loro. 



Genere: Power/Gothic Metal
Paese: Danimarca
Qualità: 320 kbps

TRACKLIST
01. Hello
02. Seven Deadly Sins
03. Black Heart
04. Seal This Moment
05. V For Victory
06. For Who You Are
07. The Valley
08. Shut The Fuck Up
09. It's All Around Me
10. All Alone Am I
11. Epistula

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