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mercoledì 10 febbraio 2016

Dream Theater - The Astonishing (2016)

E fanno tredici. Ogni volta sempre più complicato, nel compito – difficile – di superarsi. Obiettivo che può essere uno sprone ma allo stesso tempo un limite, perché focalizzandosi solo sul proprio mondo si rischia di diventare autoreferenziali fino al plagio di sé stessi, di perdere di vista ciò che gira intorno, che nel bene e nel male un po’ di carburante (per la mente) lo offre sempre.
John Petrucci è il regista dei DT, non sorprende quindi che sia stato lui a introdurre agli altri l’idea – e lo sviluppo – che sta alla base di The Astonishing, temerario concept che arriva quasi 17 anni dopo Metropolis Pt.2 – Scenes from a Memory – il precedente disco a soggetto – e si dipana su doppio CD tra fantasy, fantascienza distopica, gioco di ruolo. Tra le passioni del chitarrista, del resto, ci sono Star Wars, Game Of Thrones, Lord Of The Rings, Hunger Games, un bel frullato di fantastico degli ultimi 100 anni. Inevitabile che lo sfondo fosse archetipico, da medioevo prossimo venturo dettato da un tempo – siamo nel 2285 – e un continente americano dove il dispotico Lord Nafaryus, signore del Great Northern Empire Of The Americas, tiene sottomessa la popolazione anche grazie ai NOMAC, droni-controllori volanti di forma sferica che fanno minacciosa mostra di sé sulla copertina del disco. Macchine nate, i NOMAC, come risultato della ricerca per la generazione della musica perfetta, e diventati al contrario il simbolo dell’unico modo di intrattenimento privato di ogni umanità. A contrastarlo ci sono gli appartenenti alla Rebel Militia insediata nella città di Ravenskill, capeggiati da Arhys, convinto che il fratello Gabriel, che possiede il dono di creare musica, sia il predestinato capace di cambiare le sorti della storia del suo popolo.
Una storia intricata, ricca di risvolti e sfumature. Ma non è meno complessa la strategia che ha portato al giorno della release del disco, album che sarà reso disponibile in svariati formati (CD, vinile, edizione limitata): una parte del sito web della band dedicata al graduale disvelamento di personaggi, caratteri, geografia dei luoghi, video, e l’apertura delle iscrizioni alla newsletter che si rifà alle due fazioni. Con grafica adeguata, in stile simil-Assassin’s Creed.
Questa la base di partenza sulla quale si inseriscono i personaggi – heroes & villains – dell’una e dell’altra fazione che battagliano per la libertà o per affermare lo status quo. Sono state pensate perfino le mappe. Perché è esattamente così che John Petrucci l’ha studiata: ci ha messo quasi tre anni, tempistica che giustifica l’idea che The Astonishing superi lo stesso concetto di rock opera per divenire lo show estremo a tutto tondo, interdisciplinare e multimediale: realizzabile in forma di disco come primo assaggio, ma in seguito rappresentazione teatrale, probabile gioco, possibile film, magari libro e chissà che altro permetterà la tecnologia o gli investitori. Insomma, una grande macchina. Per stupire, per fare soldi, per soddisfare velleità artistiche: decidete voi, che siate dalla parte degli irriducibili disposti a perdonare tutto o stiate sulla sponda dei fan che, pur rimanendo fedeli, non hanno fatto a meno di notare le incrinature che negli anni hanno segnato il totem.
Non manca come sottotesto una riflessione sul mondo della musica. Prendendo spunto dalla odierna situazione che piaga il mondo del lavoro, nella quale le maestranze vengono sostituite da robot, Petrucci si domanda se un giorno la tecnologia demanderà alle macchine l’esecuzione della musica. E cosa ne deriverà. Domanda che rischia di ritorcersi contro chi la formula, perché laddove il chitarrista rivendica – parlando con Rolling Stone – di suonare insieme ai compagni vere chitarre, tastiere e batterie, è altresì vero che i Dream Theater sono spesso al centro di critiche che li vogliono musicisti tanto preparati tecnicamente quanto esageratamente attenti a una prestazione che rasenta la velocità, la perfezione, la complessità, ma anche la freddezza dell’esecuzione artificiale.
Chitarre, tastiere, batteria, con spolverate di cornamuse, violini, viole solisti. E una orchestra diretta da un David Campbell che nonostante le centinaia di registrazioni alle spalle, tra album di tutti i generi e colonne sonore, ha dichiarato che questo è il progetto più grande nel quale sia stato coinvolto. E c’è un coro. E ci sono i Dream Theater che si danno da fare a loro modo: pestando di brutto, alternando scambi tra solisti con la rapidità di uno scontro a fuoco, mettendo in vetrina oggetti preziosi e calando di pressione – e di interesse – con qualche ballata un po’ malferma.
Ci sono la grandeur con orchestra e coro in grande spolvero di Dystopian Overture, Brother, Can You Hear Me, Entr’acte; gli intricati intrecci strumentali di The Gift Of Music, A New Beginning, Moment Of Betrayal, The Path That Divides; episodi di collegamento meno ispirati come The Answer, Digital Discord e The Walking Shadow; brani che hanno tutto per diventare classici della band, per motivi differenti, come A Better Life, When Your Time Has Come, Chosen, The X Aspect; momenti teatrali perfetti per i live che verranno – dove metal e operetta si mischiano – come Lord Nafaryus e Three Days. E ancora la drammatica intensità di A Savior In The Square, A Tempting Offer, My Last Farewell; la mielosa Act Of Faythe che si riscatta con un finale “fantasmatico”; le gemme A Life Left Behind e Ravenskill; i rilevanti momenti di finta stasi costituiti da Heaven’s Cove, Begin Again, Losing Faythe, Hymn Of A Thousand Voices e quelli di reale pace espressi da Whispers On The Wind; l’epica romantica del dittico finale costituto da Our New World e Astonishing. E sparsi ad arte, nella tradizione dei Pink Floyd e di questo tipo di lavori, segmenti fatti di rumori ambientali di truppe in marcia, sibilare di malefiche macchine, voci, applausi, canti di uccelli, duellanti che incrociano le lame. Insomma, non manca nulla per soddisfare i fan della vecchia guardia, e magari conquistarne di nuovi, se avvezzi a questo tipo di suono, in cerca di emozioni forti sebbene scevre di sorpresa.
La vera notizia, guardando in ottica prog-metal, è che nonostante la durata quasi record del concept un solo brano supera i sette minuti e quasi tutti non raggiungono i cinque. In compenso ci sono 34 titoli che messi insieme fanno quasi un racconto breve. Il tour che porterà in giro il concept partirà a febbraio dall’Europa, con due date al leggendario Palladium di Londra. In Italia i DT saranno a Milano per tre date il 17-18-19 marzo 2016. Del tutto apprezzabile che abbiano scelto di esibirsi in teatro, l’ambiente ideale per proporre e godere uno show che promette di essere quanto mai ricco di trovate a effetto, trucchi, luci. Probabilmente il più complesso e ambizioso escogitato sin qui da John Petrucci. Sin qui, appunto…


Genere: Progressive Metal
Paese: USA
Qualità: 320 kbps 


TRACKLIST 

CD 1- Act I
 
01. Descent Of The NOMACS (01:10)
02. Dystopian Overture (04:50)
03. The Gift Of Music (04:08)
04. The Answer (01:52)
05. A Better Life (04:39)
06. Lord Nafaryus (03:28)
07. A Savior In The Square (04:13)
08. When Your Time Has Come (04:19)
09. Act Of Faythe (05:00)
10. Three Days (03:44)
11. The Hovering Sojourn (00:27)
12. Brother, Can You Hear Me? (05:11)
13. A Life Left Behind (05:49)
14. Ravenskill (06:01)
15. Chosen (04:31)
16. A Tempting Offer (04:19)
17. Digital Discord (00:47)
18. The X Aspect (04:13)
19. A New Beginning (07:41)
20. The Road To Revolution (03:35)


CD 2 - Act II

01. 2285 Entr'acte (02:20)
02. Moment Of Betrayal (06:11)
03. Heaven's Cove (04:19)
04. Begin Again (03:54)
05. The Path That Divides (05:09)
06. Machine Chatter (01:03)
07. The Walking Shadow (02:58)
08. My Last Farewell (03:44)
09. Losing Faythe (04:13)
10. Whispers On The Wind (01:37)
11. Hymn Of A Thousand Voices (03:38)
12. Our New World (04:12)
13. Power Down (01:25)
14. Astonishing (05:51)

 

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