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giovedì 4 febbraio 2016

Mago de Oz - Finisterra Opera Rock (2015)

Utilizzando la stessa ricetta di “Celtic Land”, Txus e i suoi hanno deciso di festeggiare il quindicesimo anniversario di “Finisterra”, rilanciando lo storico album in una nuova veste, registrandolo ed arrangiandolo da capo, invitando amici e grandi nomi del panorama musicale spagnolo che, insieme alla band, hanno ridato vita ad uno degli album simbolo della carriera dei Mago De Oz.
La versione del 2000 di "Finisterra" si porta dietro due problematiche fondamentali: la prima sta nel fatto che è praticamente quasi impossibile ormai trovarlo nella sua forma fisica; la seconda riguarda la produzione, che di certo non era all’altezza dell’opera, e non dà giustizia a canzoni che rientrano in pieno nei capolavori del combo spagnolo. E’ ovvio che le atmosfere dell’originale non sono ripetibili, la line-up dei Mago, salvo la sua forza motrice (Txus, Moha, Frenk e Carlitos), è completamente cambiata e, soprattutto l’amato Josè Andrea, è stato sostituito, una cosa che mette di norma K.O. molti gruppi.

Non vi mentirò sul fatto che alcune finezze, alcuni acuti, e soprattutto il leggendario “Cabroneees!!!” di Josè manca molto, soprattutto per me che proprio con brani come “Satania”, “Fiesta Pagana” o “La Cruz De Santiago”, ho imparato a conoscere i folk-metallers ispanici. Fatte queste dovute premesse, “Finisterra Opera Rock” (questo è il nome dato al “reload” dell’album) è una delizia per le orecchie, non solo perché finalmente possiamo ascoltare i brani storici con quella potenza e bellezza dei suoni che mancava nel 2000, ma anche perché i Mago sono riusciti, da una parte a migliorare alcune asperità degli arrangiamenti originali, l’esperienza maturata nel tempo in questo senso è tastabile, tuttavia lo hanno fatto senza stravolgere più di tanto lo spirito dell’opera originale. Il lavoro corale creato insieme agli ospiti non dà poi il senso di un feticcio, che vuole in qualche modo cancellare ciò che è stato, ma è una vera e propria celebrazione di un momento basilare nella storia dei Mago De Oz. Ed infine l’interpretazione dei cantanti e ovviamente dello stesso Zeta, in alcuni frangenti è encomiabile, ascoltatevi ad esempio la struggente “Es Hora De Marchar”, cover dei Rainbow.

Cominciamo proprio con “Prologo”: la cornamusa questa volta è circondata da un’imponente orchestrazione, figlia degli arrangiamenti alla Nightwish, un po’ sulla scia dell’apertura del precedente album “Ilussia”.  Su “Satania” è stato tagliato qualche giro di violino per dar spazio ad uno degli assoli tecnici di basso da parte di Mainer, che nel contesto del brano fa tanto “Eagle Fly Free” degli Helloween. Suo sarà anche l’arpeggio di basso che va ad abbellire la sulfurea “Astaroth”, dove alla voce femminile troviamo Ailyn, cantante dei Sirenia. Su “La Cruz De Santiago”, il coro finale in up tempo dell’originale, è stato sostituito da una ritmica squisitamente power, forse meno personale è più standardizzata, ma l’impatto è devastante. Sia in questa che in “Satania” sono sono stati aggiunti cori gotici che pescano a piene mani dai nostrani Rhapsody (“Of Fire” e non). Se c’era una canzone che all’epoca consideravo minore, era lo scanzonato rock&blues di “Polla Dura No Cree En Dios”. L’aggiunta di una sessione di ottoni in pieno stile Blues Brothers, la rendono oggi davvero spassosa dall’inizio alla fine. “Kelpie”, la cover dei Jethro Tull, questa volta viene cantata dalla sempre in gamba Patricia, per il resto il brano rimane inalterato, così come rimane simile all’originale la delicata “Tres Tristes Tigres”, che però viene interpretata dalla splendida voce dell’ospite Diana Navarro (già sentita su “Gaia II”), che dona quel tocco poetico in più al pezzo. La soprano Pilar Jurado (già ospite su “Ilussia”) si prende la briga di riarrangiare in chiave operistica “Duerme…”, dando sfoggio a tutte le sue qualità di cantante lirica. I Mago De Oz decidono di riproporre “El Que Quiera Entender…” nella versione da anni suonata in sede live, quindi cestinando l’intro e l’outro dell’originale, ed incastrando l'indovinato passaggio reggae sulla seconda strofa. Senza nulla togliere all’impostazione classica dell’ex flautista Fernando, ammetto di apprezzare molto di più l’approccio di Josema Pizarro, in cui si sente un chiaro richiamo al progressive degli anni '70. Non a caso, proprio su “Kelpie”, ma anche nell’intermezzo latino-americano de “La Santa Compana”, mi ha ricordato molto quel pazzoide di Ian Anderson.

EPILOGO

Queste sono un po’ le maggiori differenze tra le due edizioni, quelle che saltano subito all’orecchio. Ma nell’album c’è molto di più, la stessa title-track incarna questa volta alla perfezione il senso di “Opera Rock”, sia nella sue parti più orchestrali, che in quelle più asciutte che si rifanno allo stile dei Savatage, o ancor meglio, vista la quantità dei musicisti coinvolti, alla Trans-Siberian Orchestra. Per quel che mi riguarda, da un punto di vista tecnico ed estetico non c’è niente da recriminare, e la qualità dei pezzi la conosciamo da tempo oramai. Visto il prezzo decisamente abbordabile, sopratutto se pensiamo che è un doppio cd, e vista la cura e le differenze musicali tra il vecchio ed il nuovo lavoro, che potrebbero solleticare anche chi ha già la versione originale di "Finisterra", mi sento di consigliarlo a tutti, ancor di più, ovvio, a chi ad oggi, non ha avuto occasione di far sua l'opera originale.


Genere: Heavy/Folk Metal
Paese: Spagna
Qualità: 320 kbps

TRACKLIST
Disc 1
1. Prólogo
2. Satania
3. La cruz de Santiago
4. La danza del fuego
5. Hasta que el cuerpo aguante
6. El señor de los gramillos
7. Polla dura no cree en Dios
8. Maite zaitut (Gwendal cover)
9. Duerme...
10. Es hora de marchar (Rainbow cover)

Disc 2
1. Fiesta pagana
2. El que quiera entender que entienda
3. Los renglones torcidos de Dios
4. La dama del amanecer (Kelpie) (Jethro Tull cover)
5. Tres tristes tigres
6. A costa da morte
7. La Santa Compaña
8. Conxuro
9. Astaroth
10. Finisterra
 
 
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1 commenti:

Fransue ha detto...

Muchísimas gracias!! Saludos desde Honduras!

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